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Che cosa vuol dire prendere la parola in filosofia? E in nome di che cosa lo si fa? Davvero il filosofo potrebbe svolgere tra sé e sé e in silenzio il filo dei propri ragionamenti senza affidarsi alla voce? O, più in generale, c'è pensiero al di là delle voci? Il pensiero parla a partire da un'afonia insuperabile, da qui la pausa, l'interruzione, il taglio caratteristici di ogni voce filosofica. E tuttavia la filosofia non può ormai che prendere atto che questa afonia non è niente e che soprattutto non garantisce al pensiero alcuna autonomia, autosufficienza o protezione. La voce del pensiero è anch'essa voce tra le voci. Nel farsi di tutti i rumori del mondo, essa non si sostituisce a nulla e a nessuno, e neppure parla per qualcosa o per qualcuno. La peculiarità di questa voce è di chiamare le altre voci - parlare "dando voce" alle cose, dunque. Così con l'esercizio del pensiero ne va ogni volta dell'in comune e di ciò che della democrazia resta incompiuto.